venerdì 30 dicembre 2022

Stinking Polecats e Retarded, il ritorno

 

Il 2022 è stato l’anno dei ritorni, vedi ad esempio i Blink182 che con il ritorno di Tom DeLonge in formazione hanno registrato un disco nuovo e programmato un tour mondiale già da tutto esaurito, i Pantera che sono tornati con un tour celebrativo, gli Abba che tornano a cantare ma in forma di avatar, i Rage Against the Machine che dovevano tornare ma poi ci hanno ripensato da veri ribelli, Max Pezzali che torna a cantare i primi dischi degli 883 e i Blur che si stanno preparando per festeggiare l’anno prossimo i 30 anni dall’uscita di “Parklife”. Insomma un anno ricco di reunion per tutti i gusti e per accontentare anche i fan più nostalgici.  A parte queste o altre operazioni, quello che sicuramente ci ha gasato di più di tutte è stato il ritorno in pianta stabile di due icone del punk rock italiano, ovvero gli Stinking Polecats e i Retarded. Per chi non li conoscesse i primi arrivano da Piacenza, si sono formati nel 1995, hanno pubblicato svariati dischi tra LP, 7” e split, venendo stampati anche da Wynona Records. Sono diventati in poco tempo uno dei nomi più conosciti tra la fine dei ’90 e i primi anni dei 2000, suonando ovunque in tutta Europa con un ottimo successo di critica e di pubblico. Dal loro scioglimento nel 2007 sono nati i Tough, mentre i loro membri hanno suonato anche nei Mitch and the Teekays e nei Kobenhavn Store. Il primo e unico concerto che riuscii a vedere della band ancora in attività fu nel giugno del 2006 al Tendenze Festival di Piacenza in apertura ai Queers. Fu una bomba. Già nel 2020 ci fecero intuire che qualcosa bolliva in pentola con la pubblicazione dell’EP 7” omonimo, ora con questo nuovo album riempiono un’attesa durata diciassette anni. Dieci pezzi tirati, in pieno stile Polecats, tra Screeching Weasel e Social Distortion che ci fanno stare bene come quando avevamo vent’anni. Il disco è uscito in vinile grazie a Bad Man Records (IT), El Topo Records (IT) e Mom’sBasement Records (USA). I Retarded invece sono originari di Voghera, si formano nel 1998 e nel 2007 fanno uscire il loro ultimo LP “Goes Louder” ristampato lo scorso anno e fatto suonare nel nostro giradischi un sacco di volte. Il nuovo lavoro “Locked Down City” è un 7” uscito grazie a Bad Man Records (IT) nella versione bianca o nera e contiene due pezzi che sono una bomba. In attesa dell’arrivo del disco nuovo ci spariamo a tutto volume questo piacevolissimo antipasto in pieno stile ramonescore.  Tutto sommato non è stato poi così male questo 2022.

 

Stinking Polecats – s/t

Attilio

Space Trip

Lost in Naples

Is this real?

Little jelly bean

A promise and a threat

I’m the wolf

Merry me

Go get ready

Once in a wild


Retarded - Locked Down City

Side A: Locked Down City

Side B: Same As The First


domenica 10 aprile 2022

Not Moving LTD - Love Beat


Not Moving,  ovvero una delle band più famose 
(e cult) dell'underground punk-garage-rock italico nel decennio ottantiano è tornata.
La band piacentina, oltre a svariati concerti nella Penisola Italica, ha calcato palchi (tanti) europei e può vantare di aver suonato assieme ai Clash e non solo a loro. 
Dopo oltre trent'anni e vari progetti musicali; Lilith - Voce, Tony Face - batteria e Dome La Muerte - chitarra (ovvero i tre quinti della formazione originale) decidono di tornare in pista con un nuovo disco intitolato "Love Beat" e la sigla LTD accanto al nome della band (la sigla è la lettera iniziale dei loro nomi). In formazione, assieme a loro, c'è la talentuosa chitarrista Iride Volpi (già chitarrista di Dome La Muerte).
Love Beat, edito da Area Pirataè composto da nove tracce per una durata complessiva di ventidue minuti. In questo lasso di tempo la band vi porterà a scoprire (e ri-scoprire) il garage rock, il blues, il punk più ispirato... La batteria di Tony Face, semplice ed efficace, non sbaglia una colpo. I riff di Dome La Muerte e Iride Volpi  - tra fuzz, reverbero... - creano melodie ed intrecci sonori figli di un'altro tempo ma dal sound dannatamente attuale (il rock non ha età ricordatelo). La voce di Lilith è più ispirata che mai e non è mai stata così in forma come in questo lavoro; il suo riconoscibilissimo timbro vocale dona alle composizioni un tocco magico... voodoo blues.
Apre il disco "Deep Eyes" una canzone molto rollingstoniana nel sound dal ritornello catchy (si pianta in testa e non va più via). Segue Goin' for a Ride; dopo un intro di chitarra arpeggiata, voce iptnotica e batteria che da colpi singoli ecco che il brano prende velocità andando ad esplorare territori cuntryblues tirati (questo è uno dei miei brani preferiti). 
La terza traccia s'intitola "Down She Goes". Il sound è quello portato al grande pubblico da parte dei the Black Keys ossia: blues americano proiettato al futuro. Il sound delle chitarre il ritmo della batteria ed il ritornello (azzeccatisssimo) mi ha ricordato moltissimo le soluzioni musicali utilizzate dal duo di Ohio. Sfuma il brano ed ecco arrivare "Dirty Time" brano tirato dove le chitarre macinano riff garage rock. "Love Beat", la title track del disco, è blues selvaggio, oscuro dal ritmo sincopato. Sonorità tanto care alla band piacentina. Primitive, non cambia le carte in tavola rimanendo sulle stesse coordinate. "Don't Give Up" torna su sonorità più "moderne" come la precedente Down She Goes. "Rubbish Land" è un brano country blues ispirato che vi trasporterà nella Death Valley. Red Line si potrebbe definire la chiusura di Goin' for a Ride (stesso riff), questo brano chiude un disco ispirato nel quale i quattro, che non devono chiedere niente a nessuno, danno una lezione di attitudine a tante giovani band.

Tracklist 

Deep Eyes
Goin' For A Ride
Down She Goes
Dirty Time
Love Beat
Primitive
Don't Give Up
Rubbish Land
Red Line

sabato 1 gennaio 2022

Oasis Knebworth 1996

Correva l’anno 1996, nasceva la pecora Dolly, veniva mandata in onda la prima puntata di Un posto al sole, la Juventus vinceva la Champions e la Coppa Intercontinentale, ci furono i giochi olimpici di Atlanta, Scalfaro era presidente della repubblica e il governo italiano passava da Berlusconi a Prodi. L’Inghilterra ospitò i campionati europei di calcio che perse in semifinale contro una fortissima Germania che vinse poi il torneo. Nel Regno Unito erano anni di grandi cambiamenti, si passava da decenni di governi conservatori al primo governo laburista guidato da Tony Blair. Una grande piccola rivoluzione era in atto in ogni strato della società. Anche la musica respirava e viveva questa straformazione che ha portato a qualcosa di nuovo, nel bene e nel male, come ad esempio i Take That, le Spice Girls, i Fool’s Garden, Jamiroquai e Babylon Zoo. Nelle sale cinematografiche usciva Trainspotting, trasposizione cinematografica del capolavoro scritto da Irvin Welsh mentre nelle discoteche si ballava Children di Robert Miles e la Macarena. Una città in particolare stava accogliendo questa rivoluzione, Manchester si stava prendendo il posto che le spettava dopo anni di dominio di Liverpool. Sono i due concerti dei Sex Pistols alla Lesser FreeTrade Hall nel 1976 a far letteralmente esplodere la situazione. Band come i Buzzcocks, i Joy Division e i Fall salgono sulla scena musicale non solo della città ma di tutto il mondo scatenando un vero e proprio fenomeno “dal basso” mai visto in precedenza. Nascono gruppi come i Durutti Column e i A Certain Ratio e, sulla loro scia, s’incamminano anche gli Smiths di Morrisey e i Simply Red di Mick Hucknall continuando così a mantenere Manchester al centro del mondo discografico. Neppure la tragica morte del carismatico cantante Ian Curtis fermerà i superstiti membri dei Joy Division che, quasi immediatamente, daranno vita ai New Order. È un rapido susseguirsi di stili quello che accade sulle rive del fiume Irwell: si passa dal punk al post-punk, dalla dance alla musica rave. Ma la liberazione fai-da-te innescata dal punk non si limita alla sola formazione di gruppi musicali ma si estende su tutto il panorama culturale di Manchester: nasce un nuovo modo di vestire, stili di vita differenti rispetto al passato e si formano tutta una serie di fanzine che recensiscono e seguono le attività musicali in città. E su tutto ciò, la più grande operazione di produzione indipendente di musica: la nascita della Factory Records  e dell’Hacienda da parte di Tony Wilson, Pete Saville e Alan Erasmus. L’Hacienda diventò sempre più centrale per ospitare concerti e nuovi gruppi, popolata com’era da studenti, ragazzi della working class, neri, gay, designer, gente di tutti i tipi, dando così vita al periodo della “Madchester”. Era il tempo della “folle squadra danzante” degli Happy Mondays, ragazzi di una generazione priva di aspirazioni ed influenzati dalla musica nera, degli Stone Roses e del loro successo grazie ai “warehouse party” e, successivamente al declino creativo della “Madchester”. Fu tutto possibile in quanto Manchester, era una città dalla “natura cosmopolita” dove la musica black si fuse con lo spirito indie dei ragazzi dando vita a una miscela originale, un vero e proprio melting pot culturale di stili e suoni. In questo spazio trovarono terreno fertile le aspirazioni di due giovani fratelli che con la propria musica volevano conquistare il mondo intero. Il brit-pop era il genere più suonato dalle radio e i video di gruppi come Blur, Supergrass, The Verve e Oasis spopolavano su MTV. Quest’ultimi in particolare dopo l’uscita dei primi due dischi, “Definitely Maybe” nel 1994 e “(What's the Story) Morning Glory?” nel 1995 avevano raggiunto una popolarità pari a quella dei Beatles negli anni ’60. Il gruppo toccò il picco della fama nell’estate 1996, quando nell'arco di due serate (10 e 11 agosto) ben 250 000 persone, distribuite su 10 km² di terreno, assistettero sul prato del parco di Knebworth a uno dei più grandi concerti all'aperto mai realizzati in Inghilterra. Si tratta dello spettacolo con più richieste in assoluto nella storia della Gran Bretagna. Furono, infatti, ben 2,5 milioni (quasi il 5% della popolazione britannica) le persone che cercarono inutilmente di acquistare un biglietto per il concerto. I biglietti andarono esauriti nel giro di otto ore e il ricavato delle vendite superò i 6 milioni di sterline (14 miliardi di lire), mentre l'evento fu trasmesso in diretta radiofonica in 34 paesi. La frase pronunciata da Noel Gallagher all'inizio del concerto (This is history, this is history, right here, right now ... this is history) e la risposta del fratello (We're all going to history for the weekend to watch Oasis), rimasero celebri. L'avvenimento, cui partecipò anche il chitarrista degli Stone Roses John Squire, chiamato sul palco da Liam per l'esecuzione di Champagne Supernova, consacrò gli Oasis come star internazionali: se giornali autorevoli come il Times, l'Independent e l'Observer dedicarono loro le copertine, un sondaggio condotto tra gli appassionati di musica dai 15 ai 45 anni rivelò che i fratelli Gallagher erano più amati dei Beatles. Il loro successo era all'apice. Grazie al documentario prodotto da entrambi i fratelli Gallagher e uscito nel settembre del 2021 abbiamo potuto godere anche noi, che non c’eravamo, di questo fantastico concerto. E’ stato un po’ come salire sulla macchina del tempo per rivivere quei momenti dal punto di vista dei fan dell’epoca e da una posizione privilegiata nel backstage dell’evento. Una scaletta da paura fatta con i migliori brani tratti dai primi due album più alcuni b-side che sarebbero poi andati a comporre l’album raccolta “The Masterplan” del 1998, fanno di questo concerto qualcosa di magico. Dallo schermo del cinema al giradischi di casa la strada è stata breve. Brani iconici come “Columbia”, “Supersonic”, “Wonderwall”, “Don’t look back in anger” e le mie preferite come “Some Might Say”, “Morning Glory”, “Life Forever” e “Whatever” accompagnata da una sezione di archi proprio come è stata registrata in studio, possono suonare ad alto volume anche a casa vostra, grazie all’uscita in triplo vinile di questo straordinario evento della storia della musica contemporanea. Se anche voi, rientrate come me tra quelli che nel 2009 avevano i biglietti per vederli dal vivo e non ce l’hanno fatta per i motivi che tutti sappiamo, fatevi un regalo e compratevi questo disco, vi sentirete un po’ meglio. Buon ascolto.

 

Tracklist:

Columbia           

Acquiesce          

Supersonic        

Hello    

Some Might Say             

Roll With It        

Slide Away        

Morning Glory 

Round Are Way              

Cigarettes & Alcohol     

Whatever          

Cast No Shadow             

Wonderwall      

The Masterplan              

Don't Look Back In Anger           

My Big Mouth  

It's Gettin' Better (Man!!)          

Live Forever     

Champagne Supernova              

I Am The Walrus




venerdì 31 dicembre 2021

Descendents - 9th & Walnut

 

I Descendents, band seminale della scena punk californiana attiva dal 1978, ha pubblicato quest’estate 9th & Walnut” ottavo album in studio che arriva a 5 anni di distanza dal precedente Hypercaffium Spazzinate. Nel 2002 il gruppo era tornato alla sua line-up originale (Aukerman, Stevenson, Navetta, Lombardo) registrando in studio questi pezzi, tenuti nel cassetto fino ad oggi. Tra vari tira e molla, pause e altri progetti musicali, il gruppo è ritornato in pianta stabile nel 2010, con grande gioia di tutti i suoi fans sparsi per tutto il mondo. Il sottoscritto, che anche lui rientra tra questi, gode ancora molto dei dischi che continuano a far uscire e soprattutto del concerto tenuto al Carroponte nell’estate del 2017 (vedi foto sotto). E’ stata un’emozione fantastica poter vedere dal vivo uno dei gruppi che ha fatto la storia del punk rock e poter cantare a squarciagola “Everything Sux” e “I’m the One” insieme a Milo, iconico cantante della band. Lo spirito dei quattro punk rockers è rimasto lo stesso, tanta energia e tanta voglia di divertirsi suonando le canzoni che nel corso della loro storia sono diventate dei piccoli grandi manifesti. Questo nuovo “vecchio” album ci riporta proprio agli albori della band, proponendoci 18 tracce che includono i loro primissimi brani composti tra il 1977 e il 1980, tra cui i singoli dell’esordio Ride The Wild e It’s A Hectic World (qui per la prima volta cantati da Milo) e una cover in pieno stile Descendents di Glad All Over dei The Dave Clark Five. 9th & Walnut è il nome della sala prove che in quegli anni i Descendents usavano e averlo scelto come titolo per questo album l’ho trovata una scelta azzeccata e di riconoscimento verso un luogo che gli ha visti nascere e crescere. La sala prove per una band che si trova quasi quotidianamente a suonare e a sudare la propria musica, rappresenta un fortino è il luogo che custodisce la propria intimità e la magia della nascita di ogni singola canzone. Capite bene quindi il grande valore emotivo che questa rappresenta. Ma questo è un altro discorso e anche se ci sono molto legato torniamo a parlare di musica. Il singolo che ha anticipato l’uscita del disco è stato “Baby Doncha Know” una mina di pezzo che rappresenta appieno lo stile della band. All’interno di questo album sentiamo un sacco di riferimento ad album leggendari e pietre miliari della band come “Milo Goes To College” del 1982 e “I Don't Want to Grow Up” del 1985. Riff di chitarra graffianti, una sezione ritmica incalzante e una voce inconfondibile fanno di questi pezzi un marchio di fabbrica di assoluto pregio nella discografia dei Descendents. Il disco è uscito per Epitaph Records e per noi è il disco dell’anno, con uno sguardo al passato per affrontare al meglio il futuro senza dimenticare mai le proprie radici e da dove si viene.

 

 

Tracklist:


Side A
Sailor’s Choice
Crepe Suzette
You Make Me Sick
Lullaby
Nightage
Baby Doncha Know
Tired of Being Tired
I’m Shaky
Grudge

Side B
Mohicans
Like the Way I Know
It’s A Hectic World
To Remember
Yore Disgusting
It’s My Hair
I Need Some
Ride the Wild
Glad All Over?



venerdì 20 agosto 2021

A Great Pile of Leaves – Pono

 

Finalmente qualcosa di fresco in quest’ estate bollente grazie ai A Great Pile of Leaves. La band di Brooklyn infatti con il suo nuovo disco “Pono” ci regala un delizioso ascolto emo/math come pochi ne abbiamo ascoltati ultimamente. Per chi non la conoscesse la band nasce nel 2007 inizialmente formata da Pete Weiland e Tyler Soucy. Fin da subito le loro coordinate sono un indie-rock anni ’90. Successivamente il duo diventa un power-trio grazie all’ingresso di Tucker Yaro che porterà alla scrittura e alla composizione del primo disco “Have You Seen My PrefrontalCortex?” uscito in digitale nel 2010. Dopo il successo del primo disco nel 2013 il gruppo firma per la Topshelf Records, assoluto sinonimo di qualità ed etichetta riconosciuta come una delle migliori nel genere, per l’uscita del secondo LP “You’re Always On My Mind”. Il disco esordisce nella classifica di Billabord e riceve fin da subito ottime recensioni dalla critica specializzata. Questo terzo disco è stato registrato principalmente in casa, senza fretta e con i ritmi pacati che piacciono ai componenti della band. “Pono” esce infatti otto anni dopo il precedente album e il suo percorso lento e tranquillo emerge dall’ascolto, trasmettendo a chi ne fruisce una sensazione di appagamento e di relax. I dieci brani scorrono via veloce, uno dopo l’altro, grazie a degli arrangiamenti ben curati e a delle melodie soffici e accoglienti. Il disco è appena uscito in digitale su tutte le piattaforme ma è già in preorder sul sito di Topshelf che ne propone una seconda ristampa. La prima è volata via, non fatevi scappare anche questa. Vogliatevi bene, ascoltate gli A Great Pile of Leaves, aggiungete “Pono” alla vostra collezione.

 

Tracklist:

1)      Yesterday’s Clothes

2)      Hit Reset

3)      Beat Up Shoes

4)      Waiting for Your Love

5)      Halloween

6)      Kitchen Concert

7)      Swimmer

8)      Water Cycle

9)      Writing Untensils

10)   Simple Pleasures


giovedì 29 luglio 2021

Retarded – Goes Louder

 

Ristampa di lusso per la Bad Man Records che ci ripropone in vinile l’ultimo disco registrato in studio dai Retarded e uscito precedentemente in CD nel 2007 per la Insubordination Records. “Goes Louder”. Esce nella versione color nero o nella bellissima color giallo che ben figurerà sul piatto del vostro giradischi. Rispetto all’originale questa edizione vanta due tracce in più. L’album è una mina punk rock che ti esplode dritta in faccia. Pezzi veloci, essenziali, tre accordi e via.  I vecchi fan come me, sanno di cosa parlo. Per tutti gli altri consiglio di recuperare tutta la discografia della band tra mercatini di vinili e negozi di dischi specializzati. I Retarded in attività dal 1998 al 2007, sono uno di quei gruppi  che hanno fatto la storia del genere nel nostro Bel Paese e in una collezione di dischi che si rispetti un loro album, split, ep o 7” non può mancare. Ricordo ancora come se fosse ieri che durante i primi anni del liceo, in una gita milanese presso Zabriskie trovai il loro primo e omonimo disco. Fu una folgorazione, me ne innamorai già dalla copertina e una volta arrivato a casa non facevo altro che ascoltarlo. Da allora sono entrati nella mia top 5 dei gruppi italiani preferiti. Riuscii a vederli dal vivo solo durante la loro reunion al Punk Rock Raduno del 2017, ma questa è un’altra storia. Non fate gli gnorri e recuperate questo disco!

 

Tracklist:

Side A

1) Staying Alive

2) The Monkey

3) High Heels Short Skirt

4) Gambling On Rock

5) Got her In My Brain

6) Faster and Faster (Time Is Running Out)

 

Side B:

1) Gasoline

2) Don't Wanna Be With You

3) You Gotta Hear Me

4) Reaction

5) Standing At The Party Without You

6) I Won't Give Up

7) Bye Bye Baby (bonus track, previously release on Gambling on Rock 7")

8) Sick On You (bonus track, originally performed by The Boys)


lunedì 19 luglio 2021

Bennett - II

 

I Bennett sono un bellissimo pugno nella ghigna quando meno te lo aspetti, sono un panzer che macina metri senza mai fermarsi e ti si schianta contro, sono la band di cui hai bisogno. II è il loro secondo disco, uscito dopo il precedente omonimo e strabiliante album del 2017. Il quartetto arriva dalla Toscana ed è formato da veterani della scena hardcore italiana che anche con questo lavoro confermano la propria efficacia quando si tratta di pestare forte e trasmettere emozioni. Già, perché oltre alle pacche e alle frequenze basse che ti spaccano da dentro, c’è una voglia di stare bene intrinseca a questa band come solo in poche altre si può sentire. La voglia di urlare e di suonare sempre più forte ci porta a uno stato di salute di impagabile armonia. I Bennett sono la vostra medicina, ascoltate i loro dischi e starete meglio. Le coordinate sono un post hardcore cantato e urlato con il cuore, arrangiamenti pensati e ritmi cadenzati che non vi lasceranno scampo. Il disco è uscito in una bellissima versione color mostarda ed è fuori per To Lose La Track, Sonatine Produzioni, Smelly Cat Records e Dingleberry Records. Munitevi di pettine perché verrete spettinati.

 

Tracklist

Side A

1)      Distant

2)      The Season

3)      Go Get Fucked Montemurlo

4)      All Right

Side B

5)      Red H(V)elm(v)et

6)      Hurricane

7)      Deny

8)      Hug(hes) Me